Sin da quand’ero ragazzino, complice la mia passione per l’informatica e la mia curiosità, ho sempre adorato la lingua Inglese. Quel senso di libertà e quella sottile soddisfazione di poter utilizzare una lingua che non tutti parlano fa sentire speciali.
Mi è sempre piaciuto anche il suo suono… chissà quante vite passate ho vissuto in altri continenti ;-)
Avevo diciotto anni quando ho accompagnato per la prima volta mio padre in un viaggio all’estero (lui non parlava che l’Italiano) e mi sono reso conto che conoscere una lingua straniera apre le porte ad altre persone e consente di accedere a mondi e culture nuove.
Nonostante sia sempre stato portato per lo studio di quella lingua, il maggior passo avanti nella sua conoscenza è iniziato a 26 anni quando ho dedicato un intero anno alla preparazione del mio primo viaggio negli Stati Uniti. Serve un grande obiettivo e una forte motivazione: volevo sostenere un corso di Public Speaking e Ipnosi con quell’idioma e farlo in maniera brillante.
Imparare una lingua straniera è facile, se sai come farlo: l‘immersione è la chiave principale. Poiché non avevo la possibilità di trascorrere mesi all’estero prima del seminario, avrei dovuto utilizzare strategie alternative per allenare la mia mente pur restando in Italia.
Sky mi ha consentito di dedicare un paio d’ore al giorno all’ascolto di film e serie TV in lingua originale e, nell’arco di qualche mese cominciai, a decifrare il senso di ogni discorso: focalizzare l’attenzione su un racconto e lasciar fluire le parole è molto più naturale che sforzarsi di imparare vocaboli e studiare la grammatica.
Presto mi sono reso conto che esistono due modalità con cui ascoltare: la prima, poco efficace, è quella di prestare attenzione ad ogni parola e cercare di tradurne il significato, l’altra, invece, quella di aprirsi a comprendere le sensazioni trasmesse e mantenere l’attenzione sul senso generale del discorso.
Rosetta Stone mi ha insegnato che esistono due modi anche per allenare la mente ai nuovi vocaboli: cercare di tradurli dalla propria lingua madre oppure imparare a riconoscere istintivamente gli oggetti con un nuovo nome.
Per immergersi in un nuovo idioma e nei suoi modi di dire c’è bisogno di respirarlo, ogni minuto. Ho impostato la lingua del cellulare e del computer in Inglese e cominciato ad ascoltare audiocorsi in lingua anche durante le ore notturne: nutrire l’inconscio aiuta ulteriormente.
Passare dalla teoria alla pratica significava riconoscere l’importanza di focalizzare la mente su un contenuto e su un risultato emotivamente coinvolgente, piuttosto che sul fatto stesso di imparare una lingua. In fondo sono sempre stato capace di comprendere l’inglese perché mi interessava conoscere informazioni attraverso quella lingua!
Parlare una seconda lingua è come avere una seconda anima, diceva Carlo Magno, e per alimentare l’anima servono emozioni.
Anche se parlare con persone madrelingua mi è stato utile, confrontarmi con altri stranieri che utilizzano l’inglese come seconda lingua mi ha aiutato ad accorgermi che parlare liberamente è più importante che parlare in maniera perfettamente corretta: nel mio processo di apprendimento era necessario che sbagliassi e che mi liberassi dalla paura di sbagliare, perché la ricerca della perfezione è nemica del parlare nuove lingue.
Il mio seminario in Florida è andato alla grande e dell’esperienza ricordo sopratutto la meraviglia di un ambiente multiculturale, con persone provenienti da tutto il mondo: il fascino di incontrare altre culture è incredibile.
L’inglese mi è sempre piaciuto, soprattutto per il suo suono, ma quello che mi ha aiutato a farne la mia seconda lingua è stata la spinta verso la libertà.
Il mio viaggio ora continuerà con lo studio dello Spagnolo e, successivamente, con il perfezionamento del Francese: ci sono ancora molti mondi da scoprire ;-)
Studiare a casa una lingua straniera serve molto, ma è importante ricordare che è la preparazione per poi spiccare il volo ed esplorare il mondo – quello a cui mi sto dedicando in questi ultimi anni :-)